AD JESUM PER MARIAM

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sabato 4 settembre 2010

sabato 19 giugno 2010


CHI NON PREGA?

Un contadino, durante un giorno di mercato, si fermò a mangiare in un affollato ristorante dove pranzava di solito anche il fior fiore della città. Il contadino trovò un posto in un tavolo a cui sedevano già altri avventori e fece la sua ordinazione al cameriere. Quando l'ebbe fatta, congiunse le mani e recitò una preghiera. I suoi vicini lo osservarono con curiosità piena di ironia, un giovane gli chiese: «A casa vostra fate sempre così? Pregate veramente tutti?».
Il contadino, che aveva incominciato tranquillamente a mangiare, rispose:
«No, anche da noi c'è qualcuno che non prega».
Il giovane ghignò: «Ah, sì? Chi è che non prega?».
«Be'», proseguì il contadino «per esempio le mie mucche, il mio asino e i miei maiali...».

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Mi ricordo che una volta, dopo aver camminato tutta la notte, ci addormentammo all'alba vicino a un boschetto. Un derviscio che era nostro compagno di viaggio lanciò un grido e s 'inoltrò nel deserto senza riposarsi un solo istante.
Quando fu giorno gli domandai: «Che ti è successo?». Rispose: «Vedevo gli usignoli che cominciavano a cinguettare sugli alberi, vedevo le pernici sui monti, le rane nell'acqua e gli animali nel bosco. Ho pensato allora che non era giusto che tutti fossero intenti a lodare il Signore, e che io solo dormissi senza pensare a lui».

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[32]Giunsero intanto a un podere chiamato Getsémani, ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego". [33]Prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. [34]Gesù disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate". [35]Poi, andato un pò innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. [36]E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu". [37]Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? [38]Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole". (Marco c. 14)

Ci doni il Signore la grazia di comprendere l'importanza e la forza della preghiera.
Buona giornata a tutti.
Dio vi benedica.
p.piero

venerdì 18 giugno 2010


L'ALBERO GENEROSO

C'era una volta un albero che amava un bambino. Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni.
Raccoglieva le sue foglie con le quali intrecciava delle corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato ai suoi rami. Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino.
Quando era stanco, il bambino si addormentava all'ombra dell'albero, mentre le fronde gli cantavano la ninna-nanna.
Il bambino amava l'albero con tutto il suo piccolo cuore. E l'albero era felice.
Ma il tempo passò e il bambino crebbe. Ora che il bambino era grande, l'albero rimaneva spesso solo.
Un giorno il bambino venne a vedere l'albero e l'albero gli disse:
«Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice».
«Sono troppo grande ormai per arrampicarmi sugli alberi e per giocare», disse il bambino. «Io voglio comprarmi delle cose e divertirmi. Voglio dei soldi. Puoi darmi dei soldi?».
«Mi dispiace», rispose l'albero «ma io non ho dei soldi. Ho solo foglie e frutti. Prendi i miei frutti, bambino mio, e va' a venderli in città. Così avrai dei soldi e sarai felice».
Allora il bambino si arrampicò sull'albero, raccolse tutti i frutti e li portò via. E l'albero fu felice.
Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare... E l'albero divenne triste. Poi un giorno il bambino tornò; l'albero tremò di gioia e disse:
«Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i miei rami e sii felice».
«Ho troppo da fare e non ho tempo di arrampicarmi sugli alberi», rispose il bambino. «Voglio una casa che mi ripari», continuò. «Voglio una moglie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di una casa. Puoi darmi una casa?».
«Io non ho una casa», disse l'albero. «La mia casa è il bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirti una casa. Allora sarai felice».
Il bambino tagliò tutti i rami e li portò via per costruirsi una casa. E l'albero fu felice.
Per molto tempo il bambino non venne. Quando ritornò, l'albero era così felice che riusciva a malapena a parlare.
«Avvicinati, bambino mio», mormorò «vieni a giocare» .
«Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare», disse il bambino. «Voglio una barca per fuggire lontano di qui. Tu puoi darmi una barca?».
«Taglia il mio tronco e fatti una barca», disse l'albero. «Così potrai andartene ed essere felice».
Allora il bambino tagliò il tronco e si fece una barca per fuggire. E l'albero fu felice... ma non del tutto.
Molto molto tempo dopo, il bambino tornò ancora.
«Mi dispiace, bambino mio», disse l'albero «ma non resta più niente da donarti... Non ho più frutti».
«I miei denti sono troppo deboli per dei frutti», disse il bambino.
«Non ho più rami», continuò l'albero «non puoi più dondolarti».
«Sono troppo vecchio per dondolarmi ai rami», disse il bambino.
«Non ho più il tronco», disse l'albero. «Non puoi più arrampicarti».
«Sono troppo stanco per arrampicarmi», disse il bambino.
«Sono desolato», sospirò l'albero. «Vorrei tanto donarti qualcosa... ma non ho più niente. Sono solo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto...».
«Non ho più bisogno di molto, ormai», disse il bambino. «Solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi. Mi sento molto stanco».
«Ebbene», disse l'albero, raddrizzandosi quanto poteva «ebbene, un vecchio ceppo è quel che ci vuole per sedersi e riposarsi. Avvicinati, bambino mio, siediti. Siediti e riposati». Così fece il bambino.
E l'albero fu felice.

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Questa sera siediti in un angolo tranquillo e aiuta il tuo cuore a ringraziare tutti gli «alberi» della tua vita.
Cerchiamo di essere anche noi Alberi generosi per gli altri.
Santa giornata a tutti.
Dio vi benedica insieme a tutti gli alberi buoni che abbiamo incontrato nella nostra vita.
p.piero

venerdì 4 giugno 2010

LE ORME SULLA SABBIA


LE ORME SULLA SABBIA

Perché il male e la sofferenza in un mondo creato da un Dio giusto e onnipotente? Perché la sofferenza degli innocenti? Perché questi sentimenti d 'abbandono, perché questi deserti interiori, perché queste notti livide in cui muore la speranza?...
Poi ho fatto un sogno.
Camminavo sulla spiaggia a fianco del Signore. I nostri passi si imprimevano nella sabbia, lasciando una doppia serie di impronte: le mie e quelle del Signore.
Mi venne l 'idea - era un sogno - che ciascuno di quei passi rappresentasse un giorno della mia vita. Allora mi fermai e mi voltai per guardare tutte quelle tracce che si perdevano lontano. E notai che a tratti, invece delle due serie di impronte, ce n 'era soltanto una.
Rividi così tutto il cammino della mia vita. Ma, sorpresa!; i passaggi con una sola serie di impronte corrispondevano ai giorni più tristi della mia esistenza. Giorni di angoscia e di impazienza, giorni di egoismo e di cattivo umore, giorni di prove e di dubbi, giorni incomprensibili, giorni di sofferenza.
Allora mi rivolsi al Signore con tono di rimprovero:
«Tu ci hai promesso di restare con noi tutti i giorni. Perché non hai mantenuto la tua promessa? Perché mi hai lasciato solo nei momenti peggiori della mia vita, nei giorni in cui avevo più bisogno della tua presenza?».
Il Signore sorrise:
«Figlio mio, piccolo mio, non ho cessato di amarti un solo momento. Le sole orme che vedi nei giorni più duri della tua vita sono le mie... In quei giorni ti portavo in braccio».

Con questo bellissimo messaggio di speranza vi auguro una serena giornata.
Dio vi benedica.
p.piero

LO SPAVENTAPASSERI


LO SPAVENTAPASSERI

Una volta un cardellino fu ferito a un'ala da un cacciatore. Per qualche tempo riuscì a sopravvivere con quello che trovava per terra. Poi, terribile e gelido, arrivò l'inverno.
Un freddo mattino, cercando qualcosa da mettere nel becco, il cardellino si posò su uno spaventapasseri. Era uno spaventapasseri molto distinto, grande amico di gazze, cornacchie e volatili vari.
Aveva il corpo di paglia infagottato in un vecchio abito da cerimonia; la testa era una grossa zucca arancione; i denti erano fatti con granelli di mais; per naso aveva una carota e due noci per occhi.
«Che ti capita, cardellino?», chiese lo spaventapasseri, gentile come sempre.
«Va male—sospirò il cardellino—. Il freddo mi sta uccidendo e non ho un rifugio. Per non parlare del cibo. Penso che non rivedrò la primavera».
«Non aver paura. Rifugiati qui sotto la giacca. La mia paglia è asciutta e calda».
Così il cardellino trovò una casa nel cuore di paglia dello spaventapasseri. Restava il problema del cibo. Era sempre più difficile per il cardellino trovare bacche o semi. Un giorno in cui tutto rabbrividiva sotto il velo gelido della brina, lo spaventapasseri disse dolcemente al cardellino:
«Cardellino, mangia i miei denti: sono ottimi granelli di mais».
«Ma tu resterai senza bocca».
«Sembrerò molto più saggio».
Lo spaventapasseri rimase senza bocca, ma era contento che il suo piccolo amico vivesse. E gli sorrideva con gli occhi di noce.
Dopo qualche giorno fu la volta del naso di carota.
«Mangialo. E' ricco di vitamine», diceva lo spaventapasseri al cardellino.
Toccò poi alle noci che servivano da occhi. «Mi basteranno i tuoi racconti», diceva lui.
Infine lo spaventapasseri offrì al cardellino anche la zucca che gli faceva da testa.
Quando arrivò la primavera, lo spaventapasseri non c'era più. Ma il cardellino era vivo e spiccò il volo nel cielo azzurro.

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«Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo» (Matteo 26,26).
Non c'è amore più grande di colui che dà la vita per i propri amici... L'Eucarestia è il segno supremo dell'amore di Dio per noi suoi figli.
Sforziamoci anche noi di fare del bene a tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino.

Buona giornata a tutti.
Dio vi benedica.
p.piero

martedì 1 giugno 2010

L'INVITO

L'INVITO

Il signore di un castello diede una gran festa, a cui invitò tutti gli abitanti del villaggio aggrappato alle mura del maniero. Ma le cantine del nobiluomo, pur essendo generose, non avrebbero potuto soddisfare la prevedibile e robusta sete di una schiera così folta di invitati. Il signore chiese un favore agli abitanti del villaggio:
«Metteremo al centro del cortile dove si terrà il banchetto un capiente barile. Ciascuno porti il vino che può e lo versi nel barile. Tutti poi vi potranno attingere e ci sarà da bere per tutti».
Un uomo del villaggio prima di partire per il castello si procurò un orcio e lo riempì d'acqua, pensando:
«Un po' d'acqua nel barile passerà inosservata... nessuno se ne accorgerà!».
Arrivato alla festa, versò il contenuto del suo orcio nel barile comune e poi si sedette a tavola. Quando i primi andarono ad attingere, dallo spinotto del barile uscì solo acqua.
Tutti avevano pensato allo stesso modo... E avevano portato solo acqua.

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Se siamo scontenti del mondo, è perché troppi portano solo acqua. E tutta la Creazione ne soffre.
Dio che ci ha chiamati all'esistenza ci chiede di portare un pò di vino di amore, di bontà, di giustizia... Ed allora la festa della vita riuscirà molto meglio.
Diamo il nostro piccolo contributo perchè il mondo sia migliore.

Buona giornata.
Dio vi benedica.
p.piero